Diario 1941 (J. P. Goebbels)

Descrizione

J. P. Goebbels DIARIO 1941

Associazione Thule Italia, settembre 2013

“I Monografici”

Pagine: 248

lingua: italiano

La pubblicazione del volume del diario di Joseph Goebbels relativo all’anno 1941 – dopo le precedenti pubblicazioni del Diario del 1938 e del Diario 1939/40 – per la serie “Monografici della Thule Italia”, rientra in quel compito di rendere nuovamente disponibili documenti da tempo introvabili, e ciò prima di dare il via – come Casa editrice – a traduzioni inedite come il diario del 1933 (in uscita a gennaio 2014). Un’operazione quindi similare a quella già compiuta con il Mito del XX secolo di Rosenberg, del quale era stata pubblicata in edizione italiana – ma non più disponibile – solo la parte iniziale, e da noi reso invece in tutta la sua interezza.

Il prossimo volume dei Diari riguarderà il 1942.

Ci sembra inoltre opportuno ricordare che tale diario è al contempo autentico e d’epoca, oltre a non essere mai stato revisionato da Goebbels (a differenza del giornale tenuto dal conte Galeazzo Ciano). Non ci sono quindi né segni di aggiunte né di soppressioni. Goebbels i suoi diari li aveva fatti microfilmare, trascrivere e custodire in luoghi a prova di bomba (come la camera blindata nei sotterranei della Reichsbank).
“Sono troppo preziosi perché si possa rischiare che cadano vittima di qualche bombardamento” – scriveva Goebbels – “e offrono un quadro della mia intera vita e dei nostri tempi”.

«Ho depositato i miei diari, venti grossi volumi, nella camera blindata sotterranea della Reichsbank. Sono troppo preziosi, perché si possa rischiare che cadano vittime di qualche incursione aerea. Offrono un quadro della mia intera vita e dei nostri tempi. Se il destino mi concederà qualche anno da dedicare a questo compito, intendo pubblicarli nell’interesse delle generazioni future. E potrebbero anche avere una certa utilità per il mondo in generale».
30 marzo 1941 (domenica)

«Parole dure per l’Italia. Gli Italiani non si sono preparati affatto per questa guerra, ma si sono limitati a far andare la bocca. «Otto milioni di baionette». Un concetto; che, in ogni modo, è privo di valore nell’epoca dei carri armati. Oltre a una pessima amministrazione e tanta corruzione. Sotto questo aspetto, il principale colpevole è Ciano. Racconto al Führer qualche fatterello su Ciano ed egli ne rimane profondamente turbato. Ciano è un arrampicatore sociale, che in Italia non gode più di nessun rispetto. È anche stupido, maleducato, senza tatto e insolente. Il Führer critica aspramente il nepotismo».
1° aprile 1941 (martedì)

«Con il Führer. Anche lui ammira particolarmente il coraggio dei Greci. Forse in loro rimane ancora una traccia dell’antica stirpe ellenica. Il Pireo è stato minato. Il Führer proibisce di bombardare Atene. Questo è giusto e nobile da parte sua. Roma e Atene sono le sue città sante. Gli dispiace molto dover combattere contro i Greci. Se gli Inglesi non si fossero insediati là, egli non si sarebbe mai mosso in aiuto degli Italiani. Era affar loro e sarebbe toccato a loro sistemare la faccenda da soli.
Il Führer è un uomo completamente in armonia con l’antichità. Odia il cristianesimo, perché ha mutilato tutto quanto è nobile nell’umanità. Secondo Schopenhauer, il cristianesimo e la sifilide hanno reso l’umanità infelice e prigioniera.
Che differenza tra il benevolo e sorridente Zeus e il Cristo crocifisso e distrutto dal dolore. Anche l’idea di Dio, nei popoli antichi, era molto più nobile e più umana di quella dei cristiani. Quanta diversità tra una tetra cattedrale e un tempio antico, luminoso e arieggiato. Egli descrive la vita nell’antica Roma: trasparenza, grandezza, monumentalità. La repubblica più meravigliosa della storia. Non saremmo delusi, pensa egli, se improvvisamente ci trovassimo trasportati in quest’antica, eterna città.
Il Führer non può stabilire un rapporto con la mentalità gotica. Detesta la malinconia e il cupo misticismo. Vuole chiarezza, luce, bellezza. E questi sono gli ideali di vita del nostro tempo. In tal senso, il Führer è un uomo completamente moderno.
Per lui, il periodo di Augusto è il vertice della storia. E per quanto concerne gli schiavi, la gente che presumibilmente il cristianesimo aveva liberato, era assai meno libera e molto più oppressa che non nell’antica Roma. Che cosa intendiamo per schiavitù? Forse che un membro del proletariato industriale moderno è più libero di uno schiavo, quale era prima che gli Americani abolissero la schiavitù nei loro Stati meridionali? È tutta una questione di preconcetti».
8 aprile 1941 (martedì)

 

 

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