Descrizione
Joseph Goebbels
DIARI 1944-1945
Thule Italia Editrice, ottobre 2016
Pagine: 344
Prezzo di copertina: 30 €
ISBN: 978-88-97691-40-2
Dall’immediato dopoguerra sino a oggi, il 1944 e il 1945, questi due anni di frenetici susseguirsi di eventi mondiali, sono stati ripercorsi – in innumerevoli modi e per più e più volte – da libri, documentari e film da poter fare oggi quasi apparire superflua ogni altra parola. Qualora poi tale parola provenga dalla parte dei perdenti, e per di più da un leale attore principale di quell’epopea del XX secolo, non è superflua, ma pressoché inammissibile per i vincitori materiali della Seconda guerra mondiale.
Non è, infatti, né una sterile voce narrante, né un tronfio vincitore (e ancor meno un traditore), a catapultarci negli ultimi sanguinosi anni della guerra mondiale. È il dr. Joseph Goebbels, che per gli incarichi che andava vieppiù a ricoprire, la pressoché totale comunanza di vedute con Adolf Hitler e l’indiscussa fedeltà al credo Nazional-Socialista non poteva di certo abbandonarsi a una scarna e monotona cronologia di eventi.
Non che vi sia del pathos – egli restava pur sempre un berlinese! –, piuttosto è come se anche in queste pagine non si stacchi mai dal ruolo di ministro della Propaganda. Tuttavia, man mano che il sangue dei suoi camerati fa diventare rossi i fiumi germanici, la sua arte diventa sempre più prossima all’etimologia della parola, purificandosi: Propaganda, pro-pangĕre, piantare. E, concedendosi soltanto fugaci attimi nostalgici al passato del Movimento, fissa così i paletti del domani anche di fronte al crollo materiale del suo ministero.
La sua non è una difesa a oltranza del Nazionalsocialismo reale, che stava soccombendo sotto le bombe alleate, bensì una resistenza per un nuovo inizio forgiato dalla fedeltà, dal coraggio e dalla purezza di quanti – nei ranghi del Terzo Reich in fiamme – sarebbero sopravvissuti per vederne la vittoria.
Il Nazionalsocialismo di Goebbels – senza orpelli alla Göring, senza manicheismi alla Speer, senza residui di borghesia alla Ribbentrop; razionale e quindi bonificato dall’impantanante burocratizzazione; guerriero, ma senza l’infestazione dei sempre eterni Junker. Un Nazionalsocialismo del domani che avrebbe saputo mantenere accesa la fiamma rivoluzionaria (fiamma che purtroppo bruciò Röhm, incapace e impossibilitato a esprimerla); ma con a capo sempre lui: il Führer, Adolf Hitler.
Un sogno che, man mano che veniva sempre più avvolto dalla polvere della Berlino martoriata, lasciava sporadicamente il posto a riflessioni di Realpolitik su un domani senza Nazionalsocialismo. Un domani con un mondo diviso in due blocchi antagonisti, in cui le ostilità non sarebbero terminate con la fine del Terzo Reich, di un’Inghilterra privata del suo Impero, di Nazioni che avrebbero perso la loro sovranità e significato storico. Ma, dopo questi lampi tristemente visionari, Goebbels ritornava a combattere, a sperare, a pianificare il futuro.
L’ha fatto fino all’ultimo, fedele al Führer e al suo credo Nazional-Socialista; fino ad abbandonare le sue riflessioni e i suoi appunti – in un estremo atto di estrema riservatezza –nell’anticamera della segretaria che stava terminando di dattiloscrivere il testamento del Suo capo. Lì, lascerà le sue ultime parole al popolo tedesco. Il suo ultimo atto di Propaganda.