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Apertura del libro: “Guarda, il cuore dell’Europa”

Una sorta di introduzione tratta dalle prime due pagine del libro “Guarda: il cuore dell’Europa“. Volume venne scritto nel 1936 dall’americano Stanley McClathie e la cui prima edizione fu pubblicata nel 1937 dal fotografo di Adolf Hitler, Heinrich Hoffmann.

“E per quanto riguarda quest’uomo, Hitler … Bene, credo che tutti noi vorremmo portarlo in America e fargli organizzare le cose là, proprio come ha fatto in Germania”.

Ciò è quanto mi disse un puro americano al cento per cento durante i Giochi Olimpici! Lo incontrai casualmente e apparteneva a un gruppo proveniente dalla mia città natale, Los Angeles. E gli altri annuirono con silenziosa approvazione alla sua osservazione, come se quella fosse la naturale conclusione per tutti!

Ebbi anche l’opportunità di ascoltare l’opinione di molti altri visitatori esteri. Fra loro c’erano naturalmente alcuni che erano meno propensi a entusiasmarsi, ma la grande maggioranza era sopraffatta dall’ammirazione per l’incomparabile Reichssportfeld, dall’immenso entusiasmo del popolo tedesco per lo sport, dalla sua sincera venerazione per il Führer, dall’applauso spontaneo all’apparire delle bandiere straniere, dall’ospitalità generosa della gente tedesca, dall’invidiabile “prosperità” evidente ovunque nel Terzo Reich… per l’appunto, ovunque!

In un modo o nell’altro, tutto ciò che vedevano, sentivano e sperimentavano non si accordava con l’immagine di quella terra di oppressione e di persecuzione che si aspettavano secondo i reportage della stampa straniera!

È stato sicuramente il francese colui che visse il maggiore stupore. Gli atleti francesi marciando nello stadio, il giorno di apertura dei Giochi, alzarono sollecitamente il loro braccio destro in un saluto al Führer. Da quel momento la loro entrata fu una processione trionfale. L’intero stadio riverberò d’entusiasmo.

Sembrava come se Parigi dovesse sentire quelle acclamazioni. Finalmente, dopo anni di guerra e di incomprensioni, i tedeschi avevano la possibilità di dimostrare la loro vera sensibilità personale verso i loro vicini occidentali. Era come una rivelazione.

Questa è l’atmosfera nella Germania “fascista”!

siehUno degli eterni “scettici”, un giornalista di Parigi, commentò: “Sì, ciò è quanto si vede in un’Olimpiade. Ma dietro le quinte — il popolo oppresso…”. E scosse il capo dubbioso.

Ho avuto il piacere di condurre “dietro le quinte” molti dei miei connazionali. Siamo andati a una serata di “Forza attraverso la Gioia”, in mezzo alla pulsante vita del popolo. Qui siamo infine riusciti a trovare un tavolo in una gigantesca sala di Berlino e siamo stati intrattenuti con uno spettacolo come mai visto in un cabaret o in una rivista teatrale. Cantanti lirici, ballerini, le presentazioni della rivista… e, all’estremità, tutto il pubblico che si univa al canto. E che canto! Completamente libero, mentre tutti si alzavano in piedi, univano le braccia e ondeggiavano avanti e indietro seguendo il ritmo. Che entusiasmo!

Nel mezzo del suo popolo, non lontano dalla nostra tavola, sedeva il dottor Ley, e potei spiegare ai miei compagni: “Quello è il leader del Fronte tedesco del Lavoro. Tutto ciò di cui stiamo godendo in questo momento non è propriamente per gli stranieri, ma a uso dei lavoratori tedeschi. Siamo in un Paese socialista. Quanto credete che un simile spettacolo costerebbe in America?”.

Stimarono tra i cinque e i dieci dollari.

E potei dir loro: “Costa al lavoratore tedesco non più di un boccale di birra. Per cinquanta pfennig può anche sedersi ai migliori posti all’opera e per un paio di marchi al giorno godere di una vacanza sul Baltico”.

Dopodiché parlai loro delle Autostrade del Reich, il più bel sistema viario nel mondo; della Gioventù hitleriana, l’organizzazione indipendente strutturata e diretta della gioventù tedesca; dell’Anno rurale per gli scolari; del Servizio del Lavoro; della grande comunità del popolo; del principio della “guida”; degli sforzi coronati da successo per fornire un’occupazione a tutti lavoratori (l’America è ancora gravata dai 10 ai 12 milioni di disoccupati); dei lavori di costruzione triplicati e del sestuplicato livello di produzione automobilistica rispetto al periodo precedente; della magnifica aviazione commerciale tedesca che avvolge il globo, eccetera. I miei compagni potevano a malapena credere alle loro orecchie, come io stesso non avrei potuto credere alle mie quando per la prima volta, dodici mesi prima, ero entrato nel Terzo Reich.

Avevo, per inciso, vissuto qualche anno in Germania prima dell’avvento del Nazionalsocialismo, e infatti avevo condotto le prime trasmissioni radiofoniche fra la Germania e l’America; fra queste, un programma natalizio in cui i principali uomini di Stato esprimevano i saluti della Germania al popolo americano. Pertanto, sono giustificato nel dichiarare di essere pienamente a conoscenza delle condizioni della Germania.

Fui costretto, tuttavia, a seguire il successivo sviluppo del Terzo Reich attraverso la stampa americana — il canale più sfavorevole che si possa immaginare! Fu così che, con sentimenti contrastanti, feci ritorno nella nuova Germania.

Compresi quindi la reale portata della rinascita e percepii l’impetuoso spirito del popolo tedesco a me così caro. Fu come una rivelazione.

Eppure, una volta compresi i numerosi sviluppi nel Terzo Reich, questi vengono dati per scontati e non provocano più stupefazione — fino al momento in cui non riesca a percepire e a vivere la sorpresa dei visitatori appena arrivati, come nel caso dei miei compagni alle Olimpiadi. Allora, ci si rende di nuovo improvvisamente conto che il progresso sotto Adolf Hitler è stato davvero fenomenale.

Ciò è stato definitivamente dimostrato dagli stessi Giochi Olimpici. Calpestata, impoverita, la Germania del 1932 poteva vincere soltanto tre medaglie d’oro, mentre il Reich risvegliato del 1936 è emerso dal combattimento olimpico ottenendone trentatré!

Questo libro tenterà di svelare gli olimpionici conseguimenti della nuova Germania in ogni campo, e proprio come la campana olimpionica tedesca intonò il suo appello al grido di:

“Chiamo la gioventù del mondo!”

così questo libro è destinato a ogni giovane e anziano di ogni continente.

Il popolo tedesco è di natura giovanile e soltanto chi si sente giovane dentro può veramente capire e apprezzare la grande rinascita. Soltanto chi condivide questo spirito può comprendere l’entusiasmo che ha ispirato queste pagine.

È scontato che molti “scettici” considereranno questo lavoro semplicemente come propaganda ufficiale e mi sono anche rassegnato all’idea di essere considerato il portavoce del ministero tedesco della Propaganda. È un dato di fatto che la creazione di questo libro è dovuta principalmente al mio buon amico e collaboratore, Atto Retti-Marsani, che è un italiano, mentre io discendo da una famiglia di pionieri scozzesi-americani. E fu solo quando il mio lavoro era quasi completato che un’istituzione ufficiale mi offrì assistenza — era il Quartier generale della Gioventù hitleriana.

Ma, a dispetto di tutto ciò che potrei dire, questo lavoro sarà classificato in ogni caso come “propaganda”, un fatto che non ho intenzione di negare. È vero che mi sono allineato con gli esponenti di una filosofia politica definita — quella della mano aperta…