tratto dal sito
ALCHEMICA
Savitri Devi
LE ROCCE DEL SOLE
[ Tratto dall'ultimo capitolo di: S.Devi "Pilgrimage"
(Calcutta, 1958). - Traduzione a cura di VKK ]
Externsteine, 23 ottobre 1953, sera.
Abbiamo
attraversato ed oltrepassato Horn, senza soste, svoltando a destra abbiamo
raggiunto le periferie della cittadina e poi, dopo altre cinquecento iarde,
abbiamo svoltato alla nostra sinistra, e abbiamo seguito una bella strada
asfaltata costeggiata da alberi e prati oltre i quali si possono ammirare altri
alberi ancora -- la stessa, infinita Foresta di Teutoburgo nelle vesti
d'autunno, che non potevo mai stancarmi di ammirare. Ho guardato a destra e a
sinistra, e dritto davanti a me, senza dire una sola parola. Osservavo il calare
della sera sulle foglie rosso fuoco e gialle e marroni pronte a cadere, pensando
alle aquile imprigionate e alla Germania in schiavitù, e bramando il Giorno
della Vendetta -- "der Tag der Rache" -- come ho fatto costantemente, in
effetti, per gli ultimi otto anni e mezzo.
Poi, sbarrando all'improvviso
la strada, una schiera di rocce verticali alte circa cento piedi -- ma ancora
più alte alla vista, specialmente da breve distanza -- apparve, stagliandosi
uniformemente grigia contro il luminoso sfondo del cielo al tramonto. Le
riconobbi immediatamente avendo già visto delle immagini delle stesse, ed
esclamai a bassa voce, con rapimento: "Die Externsteine!"
Scendemmo
dall'automobile. Automaticamente, mi posi a parte dal resto dei viaggiatori,
come se fossi cosciente del fatto che appartenevamo a due mondi diversi; che
loro, anche se Tedeschi, qui erano solo turisti, mentre io, nonostante fossi
straniera, ero già una pellegrina.
Guardai in alto verso le forme
irregolari delle rocce che si frapponevano tra me e la foresta più lontano, in
cui la strada conduceva. Le sagome, così familiari, mi affascinavano. Non che
fosse la prima volta nella mia vita in cui visitavo un luogo marchiato dal
prestigio di un antichissimo culto del Sole: era tutto fuorchè la prima
volta! Avevo visto Delfi e Delo, e le rovine dell'Alto e del Basso Egitto:
Karnak e le Piramidi. E in India avevo visitato la celebre "Pagoda Nera"
costruita secondo la forma di un carro solare che giace su dodici enormi ruote,
ognuna delle quali corrisponde a un segno dello Zodiaco, e che presenta in varie
sculture le più belle illustrazioni in assoluto della Vita in tutti i suoi stadi
-- in tutta la sua pienezza -- dalle più selvagge scene erotiche che adornano
gran parte della superficie delle mura inferiori, alla serena fissità della
meditazione solitaria --: la meditazione dello stesso Dio Sole, la cui statua
domina in posizione seduta l'intera struttura. Ed anche avevo visitato lo
straordinario tempio di Sringeri, ognuna delle dodici colonne del quale viene
colpita a turno dai primi raggi del Sole, nel giorno in cui esso entra in una
nuova costellazione.
A sinistra: "Pagoda Nera" (Tempio del Sole di Konarak), metà
del XIII secolo d.c. Il tempio, ora per la maggior parte in rovina, fu ideato
per rappresentare il carro celeste del dio del sole vedico Surya che attraversa
i cieli, trainato da sette cavalli. A destra: Mithuna (figure erotiche)
all'esterno della Pagoda Nera.
Ma mai sino ad oggi (salvo una sola volta, in Svezia) mi ero
trovata in un luogo santificato dal Culto della nostra Stella Genitrice --
l'antico culto della Luce e della Vita -- in terra germanica. E queste Rocce, lo
sapevo, erano state il centro dei riti solari germanici nella notte dei
tempi. Mi sentii come una persona venuta da una terra molto, molto lontana --
che aveva camminato molto a lungo e per tanto tempo -- con uno scopo ben
definito, e che alla fine raggiunge l'obiettivo. Ora avevo raggiunto, se non la
fine (perchè non c'è una fine), almeno il climax del mio
pellegrinaggio attraverso la Germania, ed attraverso la vita. Ed ero felice.
Avevo raggiunto la Fonte in cui avrei potuto rifornire le mie forze spirituali
per la Lotta eterna nella sua forma moderna: la Lotta delle Potenze della Luce
contro le Potenze dell'Oscurità, di cui personalmente ho fatto esperienza nei
termini della Lotta tra i valori del Nazionalsocialismo e quelli del
Cristianesimo da una parte e del Marxismo dall'altra -- rispettivamente, della
più antica e della più recente dottrina giudaica per la consunzione ariana, che
io avevo combattuto e che avrei continuato a combattere
infaticabilmente.
Fissai il mio sguardo sulle irregolari Rocce
grigio-scuro; e le lacrime mi riempirono gli occhi. E non appena le persone con
cui avevo viaggiato mi salutarono per seguire la guida giunta per accompagnarle
durante la visita, ne fui lieta: era mio desiderio vedere le Rocce senza fretta
e per quanto possibile, da sola.
Proprio di fronte a me stava la
roccia più alta; un lungo, rozzo cilindro -- o piuttosto un prisma -- di pietra,
inclinato molto lievemente verso sinistra come il tronco di un enorme albero
consunto dal tempo e mutilato dagli uomini, senza che gli stessi siano stati
capaci di distruggerlo. Sapevo che alla sommità di quella roccia si trovava il
santuario da cui gli antichi saggi erano soliti salutare la Prima Alba, la
mattina del Giorno del Soltizio d'Estate. Da sotto, è possibile vedere il ponte
dal quale oggi si accede ad esso -- il ponte che ora unisce la roccia più alta,
comunemente chiamata "la seconda", a quella sulla sua sinistra, comunemente
detta la "terza" (così detta, perlomeno, nello studio archeologico dettagliato
sulle Externsteine che avevo letto in precedenza).
Lentamente ho camminato lungo le
scale scavate nella viva roccia sul fianco della "terza" rupe, fermandomi qua e
là per ammirare il panorama sul quale i miei occhi vagavano, da un pò più in
alto ad ogni nuovo passo che muovevo: il laghetto nelle cui quiete acque la rupe
più lontana sulla destra -- la "prima" -- si tuffa verticalmente; i folti
boschi, dietro; l'ampiezza della strada dalla quale ero giunta, al di là del
pendio sulla sinistra ed oltre il lago, nelle foreste lontane; e, sull'altro
lato -- a nord-est, da dove ero venuta -- le colline fitte di boschi attorno ed
oltre Horn e Detmold. Nel fuoco del tramonto, le tonalità di rosso nella foresta
d'autunno apparivano più luminose, mentre le cromìe marroni sembravano più
rosse. E il lago era una superficie liscia di lucente oscurità e di acceso
arancio-oro, sul lato opposto della quale ero in grado di distinguere il
riflesso a rovescio della foresta. Continuai a salire, sempre più in alto e, una
volta oltrepassato il ponte senza osare lanciare una sola occhiata al vuoto
sottostante, mi trovai di fronte all'antichissimo santuario che ero venuta a
vedere. Ed ebbi un brivido, sopraffatta dalla sensazione di trovarmi su un
terreno sacro.
E' difficile dire come doveva apparire un tempo il
santuario. Oggi, a quasi dodici secoli dalla sua sistematica distruzione ad
opera del fanatismo cristiano, è possibile poggiare i piedi su un pavimento di
pietra lungo circa sei iarde e largo neanche quattro, privo di tetto. A una
estremità della sala, alla destra di chi entra, ossia a nord-est, è visibile un
grande pezzo di roccia -- una parte della rupe su cui ci si trova -- intagliato
in una cavità a volta, la pedata della quale è un piede più in alto rispetto al
pavimento. Nel mezzo, intagliato nel medesimo blocco di pietra, c'è un pilastro,
con un apice piatto, simile a un tavolo, largo circa un piede e lungo due e
mezzo in profondità; e sopra di esso, intagliato nel solido, naturale muro di
nord-est della sala misteriosa, una apertura, perfettamente circolare, del
diametro di poco superiore a un piede (37 centimetri, per
l'esattezza).
All'altra estremità del pavimento -- alla sinistra di chi
entra,provenendo dal ponte,ovvero a sud-ovest -- è posta una nicchia
rettangolare, più alta anche di un uomo di statura molto elevata, della
larghezza di circa cinque piedi e lunga oltre un piede in profondità, con un
pilastro ad ogni lato di essa. E nel muro di roccia opposto al ponte -- a
nord-ovest -- c'è una finestra che guarda in direzione della rupe limitrofa e
del lago alle sue spalle. I muri che un tempo esistevano tra la camera a volta e
il resto della struttura, a sud-est e nord-ovest, sono ora rimpiazzati da
ringhiere in ferro. Il tetto del santuario era la parte orientale della sommità
della rupe stessa. E' stata distrutta, lasciando l'intero posto, con la sola
eccezione della cavità a volta, come ho avuto modo di dire, a cielo aperto.
Ciò che è rimasto della Camera del Sole, sulla sommità delle
Externsteine.
Con le spalle rivolte alla parete sud-ovest, dietro la quale il
Sole ora si stava posando, giunsi alle rovine della venerabile vetta. Qui, nello
stesso tempo in cui grandi re egizi della Dodicesima Dinastia stavano erigendo i
loro maestosi templi e le loro eterne tombe; al tempo in cui i misteriosi
signori del mare di "Middle Minoan II" regnavano su Creta e le Isole dell'Egeo;
prima delle più antiche conquiste ariane ad Est comprovate da datazione--
oltre 4000 anni fa -- i saggi, leader spirituali delle tribù germaniche, e
guardiani dei Valori naturali che rendevano le loro vite degne d'esser vissute,
si sarebbero riuniti, e avrebbero salutato la Prima Alba, nel Giorno sacro, in
giugno.
Nel mezzo del pilastro nella camera a volta, è ancora visibile
una cavità quadrangolare. Qui era collocata, incastrata in esso, un'asta, la
sommità della quale si trovava su una linea retta il cui punto più basso si
trovava sul bordo dell'apertura rotonda nella parete nord-orientale e un altro
punto era nel mezzo della nicchia che avevo di fronte a me -- la linea del
Solstizio, che corre da nord-est a sud-ovest. In tal modo, allorquando il Sole
nascente fosse apparso esattamente al bordo più basso dell'apertura circolare di
pietra, e, al contempo, precisamente dietro l'estremità superiore
dell'asta, ad un osservatore che si trova in piedi in un punto rigorosamente
determinato nel mezzo della nicchia, allora si poteva dire con certezza che si
trattava del Giorno del Solstizio d'Estate, dalla cui precisa determinazione
dipendeva il calendario nella sua interezza -- e di conseguenza le festività, e
l'intera vita della comunità.
Per alcuni giorni precedenti e successivi
al Solstizio d'Estate, l'Astro nascente avrebbe fatto la sua comparsa
all'interno di un determinato raggio, sul bordo laterale dell'apertura
circolare. Il punto della sua comparsa avrebbe dato l'impressione di viaggiare
da un punto laterale del cerchio, giù verso la parte più bassa dello stesso, e
poi di nuovo all'insù. I saggi erano soliti osservarlo giorno dopo giorno, in
maniera tale da comprendere quando, con esattezza, si sarebbe manifestata
la prima Alba -- l'Alba rigorosamente in armonia con la linea immutabile del
Solstizio. E non appena l'avessero vista -- un punto dorato intensamente
luminoso sull'orlo dell'apertura circolare; un raggio di luce nella camera
oscura -- essi avrebbero lanciato dall'alto di questa rocca la formula della
vittoria che annuncia l'inizio della grande festa d'estate al popolo riunito
sotto la rupe: "Siege, Licht" -- "Trionfo, Luce".
Ho pensato a ciò
che avevo letto, ed a ciò che mi era stato riferito da quei Germani moderni
fedeli all'antica Sapienza solare; quei Germani che, inaspettatamente, ad essa
sono tornati, attraverso quella moderna Fede nel Sangue e nel Suolo -- quella
Fede Arya che chiamiamo Nazionalsocialismo -- che a me li lega. Ho pensato a
ciò, ed ho immaginato, o quantomeno ho cercato di immaginare, le scene solenni
che hanno avuto luogo, anno dopo anno, per secoli, che dico?, per millenni, su
questa rocca; scene, la regolarità delle quali sembrava eterna, proprio come
quella della ricomparsa dei sacri Giorni. Ed ho pensato alla fine improvvisa del
Culto della Luce; alla distruzione di questo santissimo luogo dell'antica
Germania da parte di Carlo Magno e dei suoi fanatici Franchi cristiani. Ho
immaginato la metà della sommità della Rocca -- che un tempo era stata la culla
di questo santuario -- violentemente spaccata (in due) dal resto di essa e
gettata giù, lì, dove i suoi frammenti ancora oggi possono essere visti: la
sacra cella dissacrata; la Terra sacra perseguitata, la sua gente obbligata col
ferro e col fuoco ad accettare il credo straniero della falsa mansetudine, di
cui ancora oggi è schiava. Ho immaginato la soldataglia franca -- uomini di
sangue germanico, "crociati in Germania" in nome di un profeta straniero e di un
potere terreno straniero -- intenta a devastare queste Rocce consacrate; ad
uccidere chiunque trovasse sul proprio cammino; ad appiccare il fuoco a tutto
ciò che poteva bruciare; a spianare la strada, attraverso il terrore, ai suoi
nuovi maestri: i monaci, i veri "rieducatori della Germania" nella peggior
accezione di questa parola tanto detestabile, che avrebbero soffocato (se
avessero potuto) ogni singola scintilla dell'antica Sapienza solare -- della
sapienza Arya -- nella sua principale Roccaforte europea.
Questo accadeva
nell'anno 772 dell'era cristiana -- 1181 anni fa. Ma quanto tragicamente moderno
appare, tutto ciò! Quei primissimi "crociati in Germania" apparvero ai miei
occhi, in maniera più vivida che mai, come i precursori dei sinistri "crociati
in Europa" di Eisenhower. Essi avevano combattuto nel nome dei medesimi odiati
valori cristiani, in definitiva per il trionfo della medesima potenza
internazionale, sia temporale che spirituale -- la Chiesa -- che era, ed è
tutt'oggi, il potere dell'Ebraismo camuffato. Avevano combattuto contro i
medesimi eterni valori della Paganità germanica -- la naturale, eroica religione
della gente più nobile d'Occidente, in cui, allora come oggi, l'Anima Ariana ha
trovato la sua espressione più esatta in questo continente. Ed essi li avevano
perseguitati con una simile ferocia, e forse con una ancor più grande
efficienza; con una simile ed ancor più grande sistematicità tutta germanica. E
ricordai che Eisenhower (che sia maledetto!) ha anche ascendenze germaniche. Ed
ancora una volta ho odiato la follia che tante volte nel corso della storia ha
scagliato popoli dello stesso buon sangue nordico in guerre fratricide per amore
di infantili superstizioni che i Giudei -- ed i loro agenti consci o inconsci --
hanno instillato nelle loro teste senza che loro neanche lo
sospettassero.
E allorquando il quadro complessivo della distruzione
dell'antica religione e della cristianizzazione della Germania si impose
tragicamente alla mia attenzione, non solo in tutta la sua crudeltà ma in tutta
la sua completezza, realizzai -- non per la prima volta, certo, ma forse in
maniera più intensa che in passato -- che le principali date della guerra di
Carlo Magno contro i Sassoni, il 772 ed il 787, sono -dal punto di vista dei
Germani, e ciò che più importante, dallo stesso punto di vista ariano- anche più
nefaste del 1945. Poichè il marchio del credo straniero, ed in specie della
scala di valori straniera, anti-naturale, anti-razziale, è visibile ancora oggi
in tutti Germani, eccezion fatta per una minoranza; in tutti gli Europei,
eccetto che in una minoranza ancora più ristretta. Lo spirito del vigoroso e
saggio guerriero Arya -- lo spirito della violenza distaccata esercitata al solo
fine di compiere il dovere; il nostro spirito -- ha attraversato un
millennio per riaffermare se stesso attraverso una dottrina di pura ispirazione
germanica, in una élite germanica, dopo il disastro inflitto, poi, a coloro i
quali se n'erano fatti espressione. Mentre nel pieno disprezzo delle enormi
perdite e delle sofferenze senza fine noi -- la minoranza nazionalsocialista; il
moderno tipus Pagano Ariano -- siamo sopravvissuti a questo disastro;
siamo sopravvissuti, grazie alla nostra fede ardente ed alla nostra volontà di
ricominciare. E non avremo bisogno di altri mille anni, neanche di un secolo,
neanche di un decennio (se le circostanze saranno favorevoli) per assurgere
ancora una volta a piena potenza. Può darsi che il nuovo mondo che stavamo
costruendo giaccia -- per il momento -- in completa rovina, ai piedi dei nostri
vincitori. Ma la nostra Weltanschauung è intatta nei nostri cuori. E ci
sono alcuni più giovani di noi pronti a portare avanti il nostro lavoro, quando
saremo morti; giovani che un giorno sfideranno i "rieducatori" della Germania ed
il loro programma, ed il loro insegnamento ed il loro spirito, anche se un tempo
carico di collera negherà ad essi il piacere di uccidere le loro
persone.
Al solo pensiero mi sentii esaltata. Mi guardai intorno, guardai
in direzione del santuario solitario e dissacrato; volsi lo sguardo sopra di me,
all'incombente, obliqua rupe, da cui la massiccia radice monolitica fu
violentemente recisa, circa 1200 anni prima -- la ferita permanente inflitta dai
primi "crociati in Germania" su questo nobile altare del culto nazionale della
Luce. E in un lampo rievocai alla mente la mia battaglia durata tutta la vita
contro la piaga cristiana -- in Grecia, nel nome dell'Ellenismo distrutto; in
India, nel nome della mai infranta Tradizione Hindu; ovunque nel nome
dell'orgoglio ariano e della verità della Natura. E immaginai il ruolo simile
che mi sarebbe piaciuto giocare qui, tra la gente del mio Führer, dopo la
ricostituzione del Nuovo Ordine Nazionalsocialista, un giorno, non importa
quando. "Sì, noi siamo vivi", pensai, pieni di fiducia in noi stessi e
pieni di fiducia nei confronti di quella minoranza germanica che pensa e sente
come io sento e penso. "La sconfitta non ci ha uccisi; ci ha solo resi un pò più
accaniti e risoluti. Un giorno noi vi vendicheremo, Rocce ferite che da così
lungo tempo rivolgete a noi il vostro grido, e voi, nostri fratelli ed antenati,
voi guerrieri che siete morti difendendo gli accessi di questo nobile luogo!
Ovunque io sia all'albeggiare del nostro Giorno, possano le Potenze celesti
garantire il mio ritorno, affinchè io possa prendere parte attivamente alla
vendetta!"
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