* foto dii MThule
Il Parco dei Mostri fu fatto costruire da Vicino
Orsini, uomo d'armi e letterato, presumibilmente dal 1552 al 1580. Numerose
iscrizioni che accompagnano il visitatore ed i sedili disposti lungo
l'itinerario ne fanno un luogo di passeggio e di meditazione. Varcato l'attuale
ingresso sormontato dallo stemma degli Orsini, si incontrano due sfingi. Dal
sentiero a sinistra, dopo circa cinquanta metri, si scende una scala di pietra:
a sinistra si nota il volto di un uomo barbato. Scendendo una seconda scala,
ecco l'impressionante gruppo del Gigante che lacera le membra di un avversario.
Scendendo a valle al ripiano del terreno si presenta, presso una cascatella,
un'enorme Tartaruga, sul cui dorso poggia una figurina femminile ammantata,
accanto alla quale sorge dal terreno una testa di mostro infernale. Più avanti,
una fontana sormontata da un Pegaso. Proseguendo il sentiero, si nota a sinistra
un tronco d'albero scolpito su un masso e sulla destra un curioso basamento.
Fatti alcuni passi, ecco a sinistra, preceduto da due leoncini e dalle Tre
Grazie, il Piccolo ninfeo, con sedili e nicchie con statue.
A fianco, sulla destra del sentiero, una fontana alimentata da due delfini. Più
avanti, a sinistra, una nicchia con una figura femminile che poggia su un drago,
sormontata da due enormi maschere. Si arriva al Grande ninfeo ad emiciclo,
preceduto da una gradinata. Nello spazio antistante sono collocati due basamenti
con iscrizioni: quella di sinistra dice: SOL / PER / SFOGARE / IL CORE; quella
di destra: VICINO / ORSINO / NEL / MDLII.
Pochi metri ed ecco la Casetta Pendente nel cui interno si provano emozioni da
capogiro. Girando a sinistra e salendo una scala in pietra, si raggiunge un
grande spiazzo rettangolare, detto Platea dei vasi perchè presenta sei vasi per
ciascun lato lungo. Qui sono sparsi alcuni degli episodi plastici più singolari
del parco. Sul lato di fondo il cosiddetto Nettuno ed a sinistra, spuntando
dalla roccia, l'orrida testa di un Mostro marino somigliante ad un delfino, con
le fauci spalancate. Ancora più a sinistra, verso la valle, una gigantesca
figura di Ninfa dormiente. A monte, un pauroso Drago assalito da un leone e da
un cane, e, più avanti, l'Elefante da battaglia che solleva con la proboscide un
guerriero. Ritornando sui propri passi, dalla parte opposta del Nettuno, ecco
una grandiosa figura femminile col capo coronato da un elegante vaso.
Più sopra, al sommo di una breve scalinata, l'Orco, enorme mascherone dalla
bocca spalancata, nel cui interno è scavato un vano con bancali e tavolo di
pietra. Sul labbro superiore si legge: OGNI PENSIERO VOLA. Risalendo il
declivio, si incontra un gigantesco vaso monumentale, ma è decorato con tale
cura da risultare prezioso come un'opera di un orafo. Prima di riprendere il
cammino, volgendo lo sguardo a destra si nota un ariete coricato. Più avanti, un
sedile di pietra a nicchia, detto Panca Etrusca nel cui fondo un'iscrizione
espone in versi quanto il Sacro Bosco offre al visitatore: VOI CHE PEL MONDO
GITE ERRANDO VAGHI / DI VEDER MARAVIGLIE ALTE ET STVPENDE / VENITE QVA DOVE SON
FACCIE HORRENDE / ELEFANTI LEONI ORSI ORCHE ET DRAGHI.
Dopo la sosta alla Panca Etrusca ci si incammina lungo il vialetto in salita e
fatti i primi gradini sulla destra appare Cerbero, un'altra delle raffigurazioni
demoniache, posta al limite della parte popolata di "mostri", e quella serena,
costituita dalla spianata del Tempietto. Si è voluto vedere nella collocazione
del guardiano degli Inferi, presso la scala che porta al ripiano superiore,
proprio questa netta separazione di due mondi: quello passionale, espresso da
gran parte delle sculture del bosco, e quello della spiritualità, in alto, dove
le linee austere dell'architettura assumerebbero significato di purificata
perfezione.
Non si sale l'ultimo tratto di scale, ma si gira a sinistra, e si incontra un
sedile sormontato da un busto femminile a braccia aperte: siamo nel lato corto
di uno spazio pianeggiante, detto Xisto. Esso è delimitato sui lati lunghi da
file di pigne e ghiande decorative e, nel fondo, da due Orsi araldici: quello a
sinistra porta lo stemma, quello a destra la rosa romana. Oltre gli Orsi è una
piccola piazzetta che si affaccia verso il fondovalle, dove sono due colossali
Sirene, una alata ed una bicaudata e, tra di esse, due leoni. Si prende a
destra, e dopo aver superato un sedile a destra del sentiero, si nota, sempre a
destra del sentiero, un timpano abbattuto, sul quale si vede a stento un
guerriero ed una ninfa marina che tiene nella mano destra una melagrana.
Si tiene sempre a destra, arrivando nella parte più alta, al vertice del
percorso: qui sorge il Tempietto, elegante edificio in antis, tetrastilo,
innestato su un corpo ottagonale con cupoletta dedicato da Vicino Orsini alla
sua seconda moglie Giulia, una principessa Farnese.
Ridiscendendo verso l'ingresso, si percorre un viale fiancheggiato da canefore
giacenti in varie parti del Parco e qui collocate provvisoriamente: da notare
Giano Bifronte e la Triplice Ecate. Nel fondo appare una Maschera demoniaca con
la bocca spalancata sormontata da un globo con un castello, simbolo araldico del
ramo orsiniano cui appartenne Vicino: gli Orsini di Castello.
(cliccare per ingrandire)
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