Helden und Filmhelden”, Das eherne Herz1 (Monaco, Zentralverlag der NSDAP, 1943), pagine 337-343.
L’articolo fu pubblicato originariamente, il 7 giugno 1942, sul settimanale “Das Reich”.2
Eroi e film3
di Joseph Goebbels
Niente è più caratteristico della visione del mondo, della vita e della storia giudaicoplutocratiche della tendenza a trasformare tutti i valori, gradualmente quanto inevitabilmente, in senso negativo. Ne rammentiamo esempi sufficienti nel periodo repubblicano in Germania.4 Non ci pare affatto necessario aggiungere altro. L’eroe era un pazzo, il codardo un uomo d’onore. Si preferiva vivere da schiavo per tre vite che una soltanto da uomo libero. Un padre con molti figli era oggetto di beffe e il giovane omosessuale invece il modello della virilità nordica. I grandi uomini del nostro passato erano o corrotti cretini o sanguisughe senza scrupoli. Il colpevole era la vittima, non l’assassino. I grandi criminali venivano visti come meravigliosi soggetti di studio psicoanalitico. In breve, come scriveva uno dei più importanti giornalisti ebrei su un quotidiano ebraico, l’ideale eroico era il più stupido di tutti gli ideali, e i morti della Guerra mondiale erano caduti sul campo del disonore. Ripensandoci, tutto ciò appare da schizofrenici. Ma c’era di più. Coloro che usavano la propria scintillante vivacità d’ingegno per diffondere tali idee nel paese5 non ci credevano affatto. Al contrario, se ne servivano solo per indebolire il popolo che li ospitava e per prepararlo al grande sconvolgimento spirituale che noi tutti conosciamo bene come Bolscevismo. Il suo predecessore è la democrazia. Anch’essa trasforma tutti i valori in un modo tale che alla fine conduce al caos. Oggi vediamo lo stesso processo accadere col nemico. E’ chiaramente evidente che la guida intellettuale della guerra è principalmente6 giudaica. Non è necessario ascoltare Radio Londra per percepire il suo carattere semitico. Ciò aiuta a spiegare l’abitudine nemica, altrimenti inspiegabile, di trasformare disfatte e ritirate in vittorie e le battaglie di annientamento in catastrofiche sconfitte nemiche. Sono preparati alla guerra in modo inadeguato o non lo sono per niente.7 Subiscono una sconfitta dopo l’altra. Considerano la perdita di posizioni economiche e strategiche critiche un motivo d'ottimismo. Presentano la rapacità della plutocrazia come un nuovo ordine sociale. Danno alle fiamme le chiese ed uccidono centomila preti ed ancora si definiscono8 santi combattenti della fede. Mettono 180 milioni di persone in una prigione, fisica e spirituale, e li condannano al livello di vita più basso possibile. Tutto ciò lo chiamano paradiso in terra. Valutano il popolo in modo analogo. I soldati inglesi e americani possono essere sconfitti ovunque vadano, ciò nonostante sono enormemente superiori al nemico, sia per gli armamenti che per la moralità. Generali il cui unico talento è quello di fuggire il nemico, qualche volta con le proprie truppe, altre soltanto con le proprie famiglie, sono eroi militari della statura di Alessandro, Cesare, Federico il Grande o Napoleone. D’altra parte, degli autentici geni militari che rimangono con le proprie truppe anche nelle situazioni più disperate e neppure pensano ad arrendersi, ma piuttosto resistono a tutti i colpi9 del fato, difficilmente sono degni d’esser menzionati. Il cosiddetto generale MacArthur10, per esempio, viene pompato come un vero eroe. In Germania, gente come il generale Scherer11 ottiene due o tre righe nei rapporti dell’OKW.12 Quali sono le differenze fra i due? Chi è l’eroe, e chi il codardo?
L’inverno scorso, sul fronte orientale, una unità tedesca rimase isolata e non cedette per 107 giorni, senza appoggio esterno. Il nemico attaccò 128 volte. Loro risposero con 10 contrattacchi e 43 attacchi simulati. Gli ufficiali dell’unità accerchiata riferirono con affetto e ammirazione che il loro generale rimase con loro, e fu presente in ogni momento per ciascun soldato. Prestò volentieri attenzione ad ognuno dei suoi soldati, in ogni istante. Fu fonte di energia spirituale durante il periodo in cui l’unità era circondata sia per i suoi ufficiali che per gli uomini. Il gruppo, accerchiato, non ebbe approvvigionamenti per tre giorni, dopo i quali fu rifornito, con estrema difficoltà e missioni pericolose, dalla Luftwaffe, che fu un esempio di eroismo e dedizione per i propri camerati. Per gran parte del tempo, le difese furono fornite soltanto da mucchi di rami di alberi da frutta. Furono attaccati da ogni direzione.13 I nostri soldati non avevano carri, mentre i sovietici attaccarono ripetutamente con carri nuovi. Non avevano baracche14 dove riscaldarsi in quel freddo crudele. L’artiglieria nemica ridusse15 in macerie gli edifici rimasti. I soldati non poterono scavare la terra, che era ghiacciata. Non c’era neppure il filo spinato. “Non potevamo impedire al nemico di sparare sugli edifici in cui tenevamo i feriti. Dovemmo trovare qualche altro posto dove metterli. Ma molti dei feriti rimanevano ancora nelle prime linee!”. Questo è quanto disse il generale Scherer, col suo modo semplice e impassibile. Il rapporto dell’OKW del 6 maggio annunciava: “Nel settore settentrionale del Fronte dell’Est, le truppe tedesche hanno effettuato un attacco brillante ed organizzato che ha ristabilito i collegamenti con una zona importante, precedentemente accerchiata dal nemico. L’unità, al comando del generale Scherer, aveva tenuto coraggiosamente la posizione fin dal 21 gennaio 1942, nonostante numerosi attacchi di forze nemiche superiori. Il giorno in cui è stata sostituita, metà dei soldati erano feriti e l’altra metà ancora in combattimento”.
Generalmajor Theodor Scherer, eroe di Cholm
La stampa giudaico-democratica non ha fatto caso a tutto ciò. Ora consideriamo l’altra parte: L’attacco giapponese a Corregidor16 iniziò dopo l’evacuazione di Bataan17 il 10 aprile18 e terminò 26 giorni dopo con la capitolazione delle forze statunitensi il 6 maggio. Il 10 di aprile, a Bataan 60.000 uomini erano accerchiati. 3.500 fuggirono a Corregidor. Il generale MacArthur, loro comandante, aveva lasciato Bataan fin dal 10 marzo con la propria famiglia. Prima di andarsene, esortò le proprie truppe a mostrare audacia e coraggio e resistere.19 Sua moglie diede alle mogli dei soldati il valido consiglio di rimanere al fianco dei propri uomini, ma lei seguì il marito quanto questi partì. Dall’Australia, il generale MacArthur si vantò che sarebbe entrato a Tokyo da vincitore. I giapponesi a Corregidor catturarono 12.495 dei suoi uomini. I numero dei morti fu in tutto di 640. Secondo i rapporti, rimanevano rifornimenti sufficienti per continuare la battaglia per altri sei mesi. Non c’era carenza né di armi né di munizioni.
Lo Cholmshild
Corregidor è una delle fortezze naturali più valide al mondo. L’intera isola aveva forti installazioni difensive, depositi di munizioni, posti di comando, eccetera. I passaggi sotterranei che collegano le postazioni difensive sono larghi come una strada a due corsie. In tempo di pace sono stati spesi 500 milioni di dollari per fortificare20 l’isola. L’opinione pubblica statunitense parlava dell’isola come della Gibilterra americana. Gli esperti statunitensi la ritenevano inespugnabile.21 Essendo un’isola si scartò l’uso dei carri, cosicché l’attacco fu condotto dall’artiglieria e dall’aviazione. Ovviamente c’erano ospedali22 protetti dai bombardamenti, sale operatorie, eccetera. Ciò nonostante i soldati americani caddero nelle mani dei giapponesi. Perché avrebbero dovuto essere più coraggiosi del loro generale, che era al sicuro in Australia e che, assurdamente, era presentato al pubblico americano come il più grande eroe americano vivente! I fatti vennero capovolti. Una vile fuga fu trasformata, per mezzo di una campagna pubblicitaria, in un’azione gloriosa. Per noi, tutto ciò è semplicemente incomprensibile. Da noi, a dir poco, un generale come MacArthur riceverebbe un garbato rimprovero: quello d’aver scordato di scendere dal treno a Hollywood.23 Ma la stampa statunitense ha proclamato la difesa di Corregidor e Bataan come una delle azioni più coraggiose della storia americana. Il “Times” di Londra, che ha avuto considerevole esperienza nel lodare le ritirate strategiche, è giunto a dire che Corregidor può essere paragonata solo alla battaglia delle Termopili.24 Una emittente radiofonica di Boston ha definito la resistenza dell’isola-fortezza un miracolo.
Gli eroi – quelli veri - di Cholm
Ancora Cholm
Come se non fosse abbastanza, la stampa giudaico-americana ha elogiato il vile generale MacArthur come un candidato appropriato per la presidenza degli Stati Uniti. Varie città degli Stati Uniti stanno già scoprendo monumenti in suo onore. La gente porta bottoni con la sua effige ed egli ha ricevuto il più alto onore che l’Inghilterra può offrire: un posto onorevole nel famoso museo delle cere di madame Tussaud.25 La United Press riferisce che alla sua faccia saranno aggiunti un corpo e l’uniforme. Questo ci riconduce alla schizofrenia. Si potrebbe affermare che tutta questa grottesca assurdità è incomprensibile, poiché nel paese dei ciechi chi ha un occhio solo è re, e che una terra senza una cultura della storia deve avere idee diverse sull’eroismo da quelle di una Nazione con duemila gloriosi anni di storia. Ma la questione ha il suo lato serio. Ci si deve proprio chiedere fin dove i giudei possono giungere nel degradare e istupidire un popolo. La risposta alla domanda rivela26 il pericolo cui è di fronte l’umanità moderna se non resiste a questo processo di decadenza intellettuale e spirituale. Qui ne abbiamo dato un singolo esempio. La guerra spirituale del nostro tempo ce ne fornisce, ogni giorno, decine d’altri. Eroi o film sugli eroi, questo è il problema. Nessuno con un po’ di senso della storia può avere alcun dubbio su chi riceverà gli allori dalla dea della storia27 al termine della grande lotta odierna. Noi abbiamo una lunga serie di nomi, fieri e famosi, da opporre alle figure del nemico, gonfiate artificialmente. Essi servono il più illustre capo militare della nostra storia, e dietro di loro marciano milioni di soldati tedeschi già messi alla prova migliaia di volte dalla battaglia e dalla vittoria, nei momenti difficili e nelle privazioni. Essi vivranno nella storia della nostra Nazione, e i loro nomi saranno dei fari28 per le generazioni a venire. La momentanea popolarità degli eroi dei film americani si scioglierà29 insieme alla cera del museo di madame Tussaud.30
Il Generale Masaharu Homma31
Tratto dal sito http://www.calvin.edu/
(German Propaganda Archive)
Link all’articolo: http://www.calvin.edu/academic/cas/gpa/goeb35.htm
Le note sono a cura del traduttore F. R.
1 "Das eherne Herz" [Il cuore di ferro], di Joseph Goebbels, Reden und Aufsätze aus den Jahren 1941-42 [Discorsi e saggi degli anni 1941-1942], Monaco, Zentralverlag der NSDAP, 1943.
2 Das Reich era una rivista settimanale fondata dal Ministro nel 1940. Il primo numero uscì il 26 maggio di quell’anno. Pubblicata dalla Deutscher Verlag, era diffusa in Germania, in Svizzera ed in altri paesi Europei. Conteneva molto materiale esclusivo ed ogni mese pubblicava un articolo dello stesso Ministro. Raggiunse e superò il milione di copie vendute.
3 La traduzione letterale sarebbe: “Eroi e film sugli Eroi”.
4 1918-1933.
5 Letteralmente: “nel pubblico”.
6 Anche “in primo luogo”.
7 La traduzione di questa frase non è letterale.
8 Letteralmente: “ed ancora si dice siano santi…”.
9 Letteralmente: “a tutte le frecce del fato”.
10 Douglas MacArthur (Little Rock, Arkansas, 26 gennaio 1880 – Washington, 5 aprile 1964), generale statunitense, frequentò l'accademia militare di West Point, dalla quale uscì ufficiale del genio nel 1903. Partecipò con il grado di colonnello alla Prima Guerra mondiale, combattendo sul fronte francese, dove fu ferito. Nel 1918 fu promosso generale di brigata. Dal 1919 al 1922 guidò l'accademia militare di West Point. Dal 1930 al 1935, fu capo si stato maggiore dell'esercito americano; successivamente, dal 1935 al 1941, fu consigliere militare presso il governo delle Filippine. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, assunse il comando dell'esercito americano operante in Estremo Oriente (luglio 1941); di fronte all'invasione giapponese delle Filippine, MacArthur, nel marzo del 1942, si rifugiò in Australia. Qui assunse il ruolo di Comandante supremo delle Forze alleate del Pacifico Sud-occidentale. Per riconquistare i territori conquistati dall'Impero giapponese, MacArthur adottò una strategia conosciuta come "il salto della rana", consistente nel concentrare le proprie forze aeronavali nella riconquista solo di quelle isole che, data la loro posizione, consentivano di avvicinarsi al territorio metropolitano giapponese senza dover conquistare le principali basi tenute dal nemico che, isolate e prive del supporto logistico della madrepatria, finivano per dover essere abbandonate. Il 2 settembre 1945, MacArthur ricevette a bordo della corazzata americana Missouri, ancorata nel golfo di Tokyo, la delegazione nipponica guidata dal ministro degli esteri Mamoru Shigemitsu e dal generale Yoshijiro Umezu, i quali firmarono la resa incondizionata del Giappone. Subito dopo la guerra, MacArthur divenne comandante in capo delle truppe d'occupazione in Giappone, incarico conferitogli dal presidente Harry Truman. Poco dopo l'inizio della guerra di Corea, nel momento in cui i Nordcoreani avevano invaso la Corea del Sud, MacArthur venne nominato comandante delle truppe dell'ONU, che dovevano respingere l'attacco nordcoreano. Nel settembre del 1950 lanciò la controffensiva, occupando Pyongyang, capitale della Corea del Nord, e proseguendo poi verso Nord fin quasi ad arrivare ai confini con la Cina. L'avanzata delle truppe statunitensi verso i propri confini spinse la Repubblica popolare cinese ad intervenire nel conflitto a metà ottobre. L'offensiva cinese, anche se pagata a caro prezzo, portò a quella che probabilmente può essere considerata la peggiore sconfitta militare subita dagli Stati Uniti nel XX secolo. Pyongyang venne liberata il 6 dicembre e il 4 gennaio 1951 le forze delle Nazioni Unite evacuarono Seoul. Di fronte alla pressione cinese, dagli inizi di dicembre MacArthur iniziò a criticare sempre più apertamente la strategia seguita dalla Casa Bianca. Con crescente insistenza e toni isterici richiese vanamente l’autorizzazione ad impiegare l’armamento nucleare e ad allargare il conflitto al territorio della Repubblica popolare cinese, lanciando attacchi aerei contro le basi in Manciuria, imponendo il blocco navale alle coste della Cina e coinvolgendo nel conflitto le truppe di Taiwan. Al limite dell’insubordinazione, a metà marzo MacArthur intimò ai cinesi di ritirarsi immediatamente altrimenti «sarebbero stati costretti a farlo in ginocchio». In questo modo vanificò volutamente un tentativo di negoziato che il presidente americano Harry S. Truman aveva cercato di intavolare subito dopo la riconquista, il 14 dello stesso mese, di Seoul. Questo episodio, e altri di simile tenore, rinforzarono i timori di chi, all'interno del governo statunitense, riteneva che MacArthur stesse cercando volontariamente di portare gli Stati Uniti verso uno scontro su larga scala con la Cina. MacArthur venne rimosso per "grave insubordinazione" dal comando delle forze in Corea l’11 aprile 1951 e sostituito con il generale Matthew Ridgway. Ritornato in America, si ritirò dalla vita militare per dedicarsi a quella politica partecipando, senza successo, alle primarie per la selezione del candidato repubblicano per le elezioni presidenziali del 1952.
11 Theodor Scherer (1889-1951), Generalmajor des Heeres e quindi Generalleutnant, comandante di divisione e capo del "Kampfgruppe Scherer", insignito della Ritterkreuz mit Eichenlaub [Croce di Cavaliere con Fronde di Quercia] il 5 maggio 1942, direttamente dal Führer, è noto, a giusto titolo, come l'eroe di Cholm. All'inizio di gennaio del 1942, l'offensiva tedesca sul Fronte dell'Est subisce un brusco arresto nel settore nord ed i sovietici riprendono l'iniziativa. Due armate sovietiche, la 3a e l'11a, aprono una breccia nelle linee tedesche e l'8 gennaio la 16a armata tedesca del Generaloberst Busch inizia a ritirarsi. Nella zona di Demjansk un intero Corpo d'Armata tedesco viene accerchiato e rimane intrappolato dall'8 febbraio al 21 aprile. Numerose furono le unità tedesche che rimasero intrappolate in sacche, circondate dai sovietici, poiché il fronte tedesco si era ritirato di circa 100 km. I russi, per mantenere l'offensiva, dovevano conquistare la città di Cholm, sul fiume Lovat, strategicamente essenziale. I tedeschi, d'altra parte, non si potevano permettere di perdere la città che era essenziale per le future azioni di alleggerimento del II Corpo d'Armata, che era circondato. Inoltre il Führer riteneva giustamente Cholm un ottimo punto di partenza per ulteriori operazioni offensive e quindi una linea difensiva che non doveva essere ceduta a nessun costo. Le unità tedesche si concentrarono quindi nella piccola città a ritmo serrato. Le comandò il già famoso Generalmajor Theodor Scherer (comandante della 281a Sicherungsdivision) che diede il proprio nome a questo gruppo di unità (il "Kampfgruppe Scherer"). Dai rapporti tedeschi risulta che furono oltre 60 le unità che si concentrarono nella sacca di Cholm. Molti erano reparti sbandati dall'avanzata sovietica, da Reggimenti di Grenadier, ad altri di artiglieria, fino a un reparto di Marina ed addirittura piloti di alianti. Fra i comandanti di reparto distintisi in combattimento vale la pena di ricordare, oltre ovviamente a Scherer, l'Oberstleutnant Johannes Manitius e l'Oberstleutnant Hans Freiherr von Bodenhausen, ambedue decorati. Il numero totale dei soldati tedeschi accerchiati non è mai stato accertato con precisione, alcuni autori parlano di 5.500, altri di 6.200 ed altri ancora di circa 6000. Fra loro anche alcuni civili. L'accerchiamento sovietico si completò il 21 gennaio del 1942. Durante tutta la resistenza, i tedeschi riuscirono a ristabilire il contatto terrestre con le altre truppe sono una volta, nei primi giorni dell'assedio. Poi i sovietici chiusero l'accerchiamento e strinsero il cappio per 105 giorni, fino al 5 maggio 1942, durante i quali, gli eroi -veri- di Cholm resistettero in assoluto isolamento terrestre ai continui attacchi sovietici, in un'area che, nel punto più ampio, era larga appena 2 km e mancava totalmente di protezioni naturali, sottoposti al fuoco costante dell'artiglieria sovietica. La cittadina, che in tempo di pace aveva circa 10.000 abitanti, era divisa in due dal fiume Lovat; le case erano in legno, salvo rari edifici come la Chiesa, che fu usata come punto d'osservazione per la quasi inesistente artiglieria tedesca, che comprendeva qualche PaK [Panzerabwehrkanone] da 3,7, uno da 5 cm e qualche mortaio. Le armi pesanti, comunque, terminarono presto le munizioni e gli uomini del 123o Reggimento di Artiglieria combatterono come fanti. Veri e propri prodigi di abilità vennero compiuti dai piloti della Luftwaffe (Luftflotte 1) che riuscirono ad atterrare su una pista improvvisata lunga appena 1000 metri e che si trovava appena fuori Cholm, a nord-ovest, in piena "terra di nessuno" particolarmente esposta agli attacchi sovietici. La pista, in breve tempo, divenne un vero e proprio cimitero di Junker 52. Un solo esempio: in febbraio sette Ju. 52 tentarono di portare a Cholm dei rinforzi, una compagnia. Cinque apparecchi furono danneggiati al punto da non poter più decollare e i loro equipaggi entrarono a far parte del Kampfgruppe Scherer, come fanti. Ma la Luftwaffe non si diede per vinta ed iniziò ad impiegare anche degli alianti, i Gotha Go. 242, che atterravano la sera tardi o la mattina presto per diminuire i rischi di essere abbattuti dai caccia sovietici, contro i quali non avevano praticamente difesa. I piloti degli alianti riuscirono a portare aiuti preziosi ai camerati a terra e, fra il 9 e il 12 marzo, a sbarcare un intero reparto di Grenadier. E, al termine delle loro missioni, sapevano di dover rimanere a terra a combattere come truppe di fanteria, fianco a fianco agli altri soldati accerchiati. In totale la Luftwaffe compì 2122 missioni su Cholm. Gli eroi di Cholm resistettero ad oltre 100 attacchi di fanteria ed a 42 di carri sovietici. Le vicende più drammatiche furono vissute dai feriti. La Luftwaffe, all'inizio della battaglia, riuscì ad evacuarne circa 700 con due Ju. 52 da trasporto. Un vero successo che non fu più possibile ripetere in seguito, con la battaglia che si faceva sempre più cruenta, la sacca che diveniva più piccola per le ritirate ed interi reparti che venivano oltrepassati dai russi. Il numero dei feriti, inoltre, cresceva di giorno in giorno. Dopo che i sovietici ebbero raso al suolo l'edificio che ospitava la postazione medica -nella parte est della città- i feriti vennero condotti nella zona ad ovest (detta "Haarnadelkurve"), dove però gli edifici erano tutti in legno e senza cantine e quindi, quando le bombe esplodevano non c'era alcun riparo dalle schegge di legno per i feriti, impossibilitati a muoversi. Era frequentissimo che i soldati fossero feriti una seconda o una terza volta, da questi frammenti di legno, prima ancora di essersi ripresi dalle ferite dei combattimenti. In questa situazione estrema deve essere riconosciuto come straordinario anche il comportamento dei due medici militari, i dottori Huck e Ocker. I tedeschi persero il 25% delle truppe in combattimento ed oltre 2200 uomini (circa il 40%) furono feriti. Purtroppo molti dei feriti, sopravvissuti all'assedio, morirono in seguito negli ospedali del Reich, per le ferite riportate. La mattina del 5 maggio 1942 l'assedio fu rotto, grazie all'intervento del 411° Grenadier Regiment, al comando dell'Oberstleutnant Heinrich Tromm e di pochi Sturmgeschützen [i carri senza torretta con un cannone da 75 mm]. Ma la battaglia non era ancora terminata perché i superstiti dovettero combattere ancora fino a metà giugno, insieme ai loro liberatori, per stabilizzare il fronte; ed ebbero altri caduti: fra questi il comandante del Reggimento che li aveva liberati, l'Oberstleutnant Tromm, caduto in combattimento il 18 di giugno. Quando Cholm venne liberata rimanevano appena 1500 uomini in grado di combattere. La città fu tenuta per altri due anni, fino al febbraio del 1944, quando venne abbandonata a seguito del ripiegamento del fronte. Per ricordare la feroce battaglia venne creata una apposita decorazione. Questo è un esempio di eroismo autentico.
12 OKW. Oberkommando der Wehrmacht (Alto Comando della Wehrmacht). L'alto comando delle Forze armate tedesche creato dal Fuhrer nel 1938 aveva il compito di coordinare i comandi delle tre Forze armate: OKH (Oberkommando des Heeres) - Wehrmacht; OKM (Oberkommando der Marine) - Kriegsmarine e OKL (Oberkommando der Luftwaffe) - Luftwaffe. Il comando dell'OKW venne affidato sin dalla sua nascita al generale Wilhelm Keitel che lo mantenne fino alla fine del conflitto coadiuvato dal generale Alfred Jodl come Chef des Wehrmachtführungsstabes (Capo dello Staff). Entrambi furono "giustiziati" a Norimberga.
13 Letteralmente: “da tutte e quattro le direzioni”.
14 Letteralmente: “acquartieramenti”.
15 Letteralmente: “polverizzò in calcinacci”.
16 L'isola di Corregidor -9 km²- è situata a 48 km ad ovest di Manila, proprio all'ingresso della baia. Ha una forma particolare, simile a quella di un girino, con la "coda" che punta ad est. Rocciosa, munita di vaste fortificazioni -Fort Mills-, era nota come "the Rock". Insieme all'isola di Caballo, situata circa 2 km a sud della punta della "coda" di Corregidor, rappresenta un blocco naturale per l'ingresso nella baia di Manila. Sede, fino all'11 marzo 1942, dell'U.S. Far East Command Headquarters (USAFFE), il Q.G. di MacArthur nelle Filippine, ospitò temporaneamente, fino al 19 febbraio, il Governo del Commonwealth delle Filippine. La penisola di Bataan si trova invece sul lato occidentale della baia di Manila, nell'isola di Luzon. La battaglia di Bataan si svolse dal 1° gennaio al 9 aprile del 1942. Le truppe giapponesi, al comando del generale Masaharu Homma, ammontavano a circa 75.000 uomini. Di fronte a loro 30.000 soldati statunitensi e 120.000 filippini, al comando del generale MacArthur. Al termine della battaglia di Bataan, i giapponesi presero 75.000 prigionieri. Le truppe alleate ebbero circa 10.000 caduti e 20.000 feriti. La notte del 12 marzo il generale MacArthur con la famiglia e vari ufficiali dell'USAFFE abbandonò Corregidor su quattro sottomarini diretti a Mindanao e da lì riparò in volo in Australia. Il comando delle truppe americano-filippine passò nelle mani del Lt. Gen. Jonathan Wainwright IV. Da parte giapponese fu particolarmente imponente l'uso dell'artiglieria, con 190 pezzi pesanti, comandata dal generale Kineo Kitajima, che rase al suolo le fortificazioni americane. L'assalto finale alla penisola di Bataan, il 3 aprile, sulla linea Orion-Bagac, trasformò il monte Samat in un vero e proprio inferno. Dopo un bombardamento aereo compiuto da 100 apparecchi ed un altro terrestre di 300 pezzi d'artiglieria, la 4a Divisione e la 65a Brigata giapponese scattarono all'assalto sfondando il centro del fronte alleato e mettendo in fuga le truppe. Su tutta la linea del fronte le unità americano-filippine di sgretolarono disperdendosi. Molte scomparvero nella giungla. Nei giorni successivi l'intera linea difensiva alleata collassò disintegrandosi. L'8 aprile il generale Edward P. King, comandante statunitense di Bataan, vista l'inutilità di una ulteriore resistenza, si offrì di capitolare. La mattina successiva, 9 aprile, il generale King incontrò il generale Kameichiro Nagano e si arrese.
17 La battaglia di Corregidor, del 5 e 6 maggio successivi, fu la logica conclusione di quella di Bataan. Per i giapponesi della 14a Armata imperiale, guidati dal generale-poeta Masaharu Homma, la conquista dell'isola fortezza rappresentava l'ultimo ostacolo prima di rendere Manila, il miglior porto naturale di tutto l'Oriente. L'isola -a due miglia dalla penisola di Bataan-, con la sua formidabile rete di tunnel e il poderoso schieramento di fortificazioni difensive era difesa da 13.000 uomini, truppe statunitensi e filippine. Al termine della battaglia, 11.000 di loro finirono prigionieri, circa 800 furono i caduti e 1.000 i feriti. Fort Mills, nome ufficiale di Corregidor, aveva delle difese tali da renderla realmente imprendibile. Sotto Malinta Hill, per esempio, era stato costruito un tunnel lungo oltre 425 metri, largo poco meno di tre e con 25 passaggi laterali! A nord di questo vi era una altro sistema di tunnel -con altri 12 passaggi laterali- che ospitava un ospedale sotterraneo. Di fronte all'ospedale un nuovo sistema di tunnel -della Marina- collegato a quello principale da un corridoio. Nei tunnel a prova di bomba, che ospitavano, oltre all'ospedale, il Q.G. di MacArthur ed i depositi, si circolava su auto elettriche che correvano su una doppia corsia. Corregidor aveva fra l'altro 56 pezzi d'artiglieria costiera, in gran parte piazzati sul Topside, il punto più alto dell'isola, e 13 batterie antiaeree con 72 pezzi d'artiglieria. Le batterie Smith e Hearn, le più potenti, erano dotate di cannoni da 300 mm con una portata orizzontale di 26,5 km. Oltre a Fort Mills la "difesa" alleata constava dell'isola Caballo -Fort Hughes- a sud di Corregidor, con 13 pezzi di artiglieria costiera e le difese antiaeree; Fort Drum, 4 miglia a sud di Fort Hughes, dove era stata addirittura costruita una "corazzata" in cemento armato, lunga 106 metri e larga 44, con pareti esterne rinforzate in acciaio, munita di quattro cannoni da 350 mm in torrette blindate che guardavano il mare e 6 cannoni da 150 mm in casamatte, oltre alle usuali difese antiaeree; l'ultima, l'isola di Carabao, dove si trovava Fort Frank, era difesa da due cannoni da 350 mm, otto mortai da 300 mm, quattro GPF da 155 mm, insieme alla solite difese antiaeree. Come si vede il nome di "Gibilterra dell'Oriente" dato a Corregidor pareva appropriato. Nonostante ciò, il 5 maggio, le truppe giapponesi comandate dal generale Kureo Tanaguchi, imbarcate su mezzi da sbarco e chiatte, assaltarono l'isola che era stata sottoposta a micidiali bombardamenti fin dal 28 aprile precedente, sia dall'aria -la 22a Brigata aerea del generale Kizon Mikami, che da terra, da parte
dell'artiglieria dell'appena conquistata Bataan. Nei primi due sbarchi -due battaglioni di 790 e 785 uomini- i giapponesi persero gran parte degli effettivi. La situazione si capovolse con l'arrivo di tre carri armati giapponesi che costrinsero gli artiglieri a ritirarsi verso il tunnel Malinta. A quel punto il generale Jonathan Wainwright inviò un messaggio al presidente Roosevelt ("C'è un limite alla resistenza umana, e noi quel punto lo abbiamo da tempo superato") e decise di arrendersi alle 13 e 30 del 6 maggio 1942. Due "eroici" ufficiali americani con la bandiera bianca portarono il messaggio di resa ai giapponesi. Corregidor fu ripresa dagli americani dal 16 al 26 febbraio 1945.
18 1942.
19 Letteralmente: “…e resistenza”.
20 Letteralmente: “costruire”.
21 Letteralmente: “invincibile”.
22 Letteralmente: “cliniche”.
23 Come sempre, la feroce ironia del Ministro coglie nel segno.
24 Solo che re Leonida di Sparta, coi 300 opliti della sua guardia e 7.000 uomini in tutto, resistette fino alla fine ai centomila persiani di re Serse I, uccidendone oltre 20.000 e cadendo in battaglia. Non penso che le parole di Simonide, scolpite sul monumento che oggi ricorda la battaglia del 480 a.C. ("O viandante, annuncia agli Spartani che qui noi giacciam per aver obbedito alle loro parole") sarebbero molto adatte per l’"atomico" generale U.S.A.
25 Il Museo delle cere di madame Tussaud (Marie Grosholz-Tussaud, 1761-1850) oggi è presente in cinque diverse città: Londra, New York, Las Vegas, Amsterdam e Hong Kong.
26 Anche: “mostra” o “indica”.
27 Letteralmente: “…a chi la dea della storia concederà gli allori…”.
28 Anche: “segnali luminosi”.
29 Anche: “si dissolverà”.
30 Siamo certi che gli Dei ci concederanno questo “scioglimento”….
31 Masaharu Homma (27 novembre 1887- 3 aprile 1946), generale giapponese, fu il vincitore di Corregidor e Bataan. Dopo la resa del Giappone, MacArthur lo fece deportare nelle Filippine dove fu processato e condannato per "crimini di guerra". Fu fucilato il 3 aprile del 1946 nei pressi di Manila.